sabato 16 maggio 2009

UNA RIFLESSIONE


Come membro della Commissione Beni Culturali, volevo condividere con tutti voi una mia riflessione.
Nel corso delle nostre riunioni, si è chiesto di stilare un documento che contenga le linee guida sul come intervenire nel centro storico dell’Aquila. Un documento che risolva il delicato equilibrio tra le istanze di ricostruzione ex novo di alcuni brani della città aquilana e le tendenze alla conservazione e al restauro integrale delle stesse.
Il dibattito tra i promotori della Nuova Architettura e gli esperti di Restauro, soprattutto in occasione di eventi catastrofici di grande portata (si veda quanto accaduto a seguito dei danni cagionati dalla II guerra mondiale), è stato sempre molto acceso. In alcuni casi si è optato per la ricostruzione “com’era dov’era” (es. Ponte di S. Trinita a Firenze), in altri casi si è demolito e ricostruito, ma la scelta è stata dettata, il più delle volte, da un’analisi attenta dello stato degli edifici e del loro valore storico artistico.
Ieri sera, sbirciando tra le foto del centro storico aquilano, sul sito “Il Capoluogo”, ho tentato di farmi un’idea. Mi è parso subito chiaro, però, che per prendere una posizione in tal senso non poteva bastare né un giro virtuale della città, né tantomeno uno “turistico sul pulmino”, come qualcuno auspicava. Prima di poter delineare dei criteri guida per la ricostruzione, a mio avviso, è necessario comprendere a fondo la consistenza del danno, la localizzazione e la qualità architettonica e storica dei singoli edifici colpiti. Davanti ad interi isolati da demolire si potrebbe ipotizzare un nuovo intervento che – pur tenendo necessariamente conto dello spazio architettonico in cui si andrebbe a collocarsi – potrebbe dire qualcosa di nuovo nel panorama architettonico della città. Se il danno si configurasse invece a “macchia di leopardo” sarebbe più complesso intervenire. Nascerebbero problemi, tanto per dirne uno, del tipo: si può inserire in una schiera di edifici in muratura un altro di nuova costruzione, magari in cemento armato, interrompendo la cortina muraria e indebolendo l’incatenamento dell’intero isolato?
Si potrà poi verificare il caso in cui – per dirla col Brandi – la valutazione dell’”istanza estetica”, ossia del valore artistico culturale dell’edificio, e dell’”istanza storica”, la significatività dal punto di vista storico e simbolico dello stesso, richiedano un intervento di conservazione integrale o di anastilosi dell’edificio anche se gravemente colpito dal sisma. Mi chiedo: se, oltre alla cupola, fosse caduta anche la facciata della chiesa di S. Maria del Suffragio, se fosse crollato integralmente il Forte spagnolo, l’avremmo sostituito con qualcos’altro?
Mi è parso di capire che per adesso sia difficile accedere al centro storico per motivi di sicurezza e che sarà possibile tra qualche mese. Bene (anzi male), spendiamo questo tempo ad affinare le “armi” di cui avremo bisogno: creiamo una banca dati (magari sul web) dei rilievi e delle notizie storico architettoniche degli edifici, contattiamo l’Università dell’Aquila e i tanti studenti che negli anni hanno rilevato il centro storico, realizziamo una scheda di analisi che permetta più agevolmente di valutare quanto detto in precedenza, ripetiamo lo stesso procedimento per i centri storici minori.
Credo che tutto questo le Università e i grandi studi di architettura di fuori - dopo essersi garantiti un accesso privilegiato ai centri storici - lo stiano già facendo e che le “linee guida” le scriveranno prima loro.
La nostra forza è, e deve essere, la conoscenza puntuale del territorio, lo stretto legame con esso, che altri non possono avere. Possedendo questi strumenti, potremo quantomeno dialogare con loro, evitando di farci estromettere dai giochi!
Nella speranza che i nostri “caschi con la lucetta” servano prima o poi a qualcosa, vi saluto.
Francesco Lucantoni

3 commenti:

alessandro giordani ha detto...

Caro francesco, innanzi tutto complimenti per il tuo primo post su questo blog, poi ti cofermo che la situazione all'Aquila centro e non solo, è gravissima, chi non ha visto con i propri occhi il centro storico,non può capire nulla della catastrofe. Gli stessi VVF sono esterrefatti della gravità del danno. Della sottovaluzione del disastro.
A breve metterò qualche foto del prima e del dopo, con l'indicazione che la situazione è generalizzata, il pericolo di collassi è costante crolli di parti di edifici e tamponature avvengono anche in assenza di scosse. Quanto al discorso architettonico estetico, ne si dovrebbe capire qualche cosa in più sul caso dell'Aquila e, purtroppo, non so quando questo sarà possibile.

laura recchione ha detto...

caro Alessandro anch'io ho un post da pubblicare, ho tentato ma sono riuscita per errore solo a creare un nuovo blog che poi ho cancellato. Spiegami come si fa per creare un post in un blog già esistente. Saluti Laura Recchione

alessandro giordani ha detto...

cara laura,
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